Portovenere

Avevo deciso che non avrei mai scritto di te.

Ma non mi hai lasciato altra scelta, tu.

Hai fatto così tanto chiasso dentro, che io,

non sapevo più in che cantuccio del cervello

andare a nascondermi.

E adesso,

hanno dovuto far spazio anche a te,

qui

tra le mie cause perse.

Che vile è il ricordo che ho di te

ma così tanto ti ho voluto

che ora rinnego le mie voglie.

Ma mi sono perduta anche io

quella sera,

mentre tu non sapevi

e io ti parlavo,

tra i tuoi sospiri colmi di viltà,

e il mio dolore per te.

Ciocche flave bussano alla mia porta;

«Cosa volete?» chiesi

«Il vostro amore disfatto» risposero.

Ti guardo un ultima volta

l’ultima per sempre

ma inizio a vedere il mare nei miei occhi

e così, io non ti ho visto più uscire.

“Oh porta, tu che lo hai visto tante volte, com’era?”

Io che tante volte ti ho visto

ma non ti ricordo più.

Come tante le volte che non hai mai visto me,

guardarti

come guardo il mare.

Avevo deciso che non avrei mai scritto di te

non hai né aggiustato né rotto

sei soltanto passato,

veloce.

Come veloce passo io da te,

domani

un bacio

dove sei andato.

Mai più scriverò di te.

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Storia di un amabile sconfitta.

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