Buonanotte

Arriva un momento la sera, quando si è in due, nell’istante esatto prima di addormentarsi, che uno voglia parlare di cose profonde, mentre l’altro - non pensa, e sta abbandonandosi a pensieri sempre più sottili e lontani, stringendo il cuscino morbido e profumato all’odore di pelle mischiata.

Io, sono sempre la pensatrice. Prima che la notte arrivi per farmi sua, sento il bisogno di parlottare, fiatare, svelare segreti... Mi piace lasciarci con dei piccoli pensieri, una storia o qualche carezza guancia a guancia, respirando l'uno sull'altro.

Mi poggio sul letto con pensieri pesanti; senti, devo parlarti.

Ma a quel punto stanno già tutti dormendo, ed io, allora, mi parlo.

Quando l’addormentarsi diventa una guerra fra te, lui, il cuscino e il vento che sbatte le persiane, con fare sospirato e quasi dovuto, racconto una storia.

La mia storia felice.

Mi sembra un buon compromesso - io svuoto la mia costante, e lui, con sospiri dolci prende i miei ultimi discorsi inconsistenti della giornata, mentre disegno col polpastrello linee leggere sul suo viso, simili a mappe per tracciare i confini. E inizio cosi…

Allora:

Io e mamma,

Avevo 8 anni circa, ed eravamo nel nostro bellissimo casolare, (cioè casa) circondato da un grande bosco, tanti gattini, un pollaio e lisce colline meravigliose. Nelle stagioni più miti, quando respiri e ti sembra di volare, il giorno della doccia io e la mamma avevamo "il nostro modo" di fare le cose -

La porta si apre, tutti i sensi si abbandonano al mondo appena nato, il vento gentile ci prende per mano, e con il sole suo amico - alto e caldo a proteggerci dal raffreddore, veniamo accompagnate verso la collinetta davanti casa.

Là, su un filo tra due steccati, le lenzuola della vicina ondeggiavano sinuosamente, emanando nell’aria profumo di Lavanda e Marsiglia, i preferiti di mamma - ed erano come una grande carezza bianca sul viso, le lenzuola.

Un gioco che facevamo io e il signor vento per ridere un po.

Arrivate sulla cima, in un punto qualsiasi, ci stendevamo.

Il prato era interamente ricoperto da una distesa di fiori viola, i Colchicum alpinum per l’esattezza, circondati e protetti valorosamente dalle apine assetate di buon polline.

Stavamo “a faccia in su”, col viso rivolto verso l’alto come per baciare il sole, con gli occhi chiusi e benedetti, in silenzio.

Il vento profumato e i raggi del sole trapassavano le sue ciocche di capelli lustri e giovani intrisi di lillà, ed io guardavo sempre mamma, mentre mi dava il suo profilo perfetto e si metteva una mano fra i suoi bei capelli neri, sospirando raggi di sole.

Se facevo attenzione, fra tutta quella meraviglia divina la sentivo respirare piano - con il vento e gli alberi, come per non far rumore, con un accenno di pensiero che tentava segretamente di nascondere, sempre poggiato sulla punta del naso.

Noi eravamo li, tutto era bello e felice - che se chiudo gli occhi lo sento ancora.

Io lo vivevo con la mamma, quel paradiso.

E continuo a rimembrarlo cosi com'era, tutta lei e il (mio) paradiso.

Lei mi ha donato questo ricordo, il mio più felice, e mi accorgo che mentre ne sto facendo una storia della buonanotte, nel buio delle mie parole mangiate dai cuscini schiacciati, ho il viso bagnato.

"Dolci ricordi, a occhi chiusi vedo.

Io ti vedo, Oh mio paradiso terrestre."

Vedo mia mamma così bella, che giovane mi sorride - vedo la collina con i fiori lilla, vedo le lenzuola ballare col signor vento, i nostri capelli belli… ed io imitando ogni suo gesto, la mia mamma…

Sto piangendo.

Perché tanta felicità mi rende triste?

Dorme - non lo sveglio. E' talmente bello sentirlo respirare, sto guardando un angelo dai contorni di bocca perfetta, le dita affusolate rimaste incastrate fra le mie, e un bacio nascosto - lì - tra l'angolo della bocca e la sua guancia calda. Forse anche lui adesso è su quella collina.

Lo lascio sognare, buonanotte amore.

Il nostro momento felice, per sempre.

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